Virginia Woolf diceva che “non si può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non si è mangiato bene".
Il cibo nella letteratura descrive l'epoca in cui vivono i personaggi, le loro storie, la loro condizione sociale, assume sfumature particolari per descrivere il passato o un cambiamento radicale; non è solo condivisione di un pasto ma simbolo di una cultura e società in una data epoca.
Våfflor - Pippi Calzelunghe, Astrid Lindgren
Quando i suoi vicini di casa, Tommy e Annika, fanno conoscenza di Pippi Calzelunghe, lei li invita a casa sua per mangiare delle frittelle, che non sono altro che i Våfflor, dei waffles svedesi serviti con marmellata e panna montata.
"Dopo di che tirò fuori tre uova e le gettò per aria: un uovo le cadde in testa e si ruppe, e il tuorlo le colò negli occhi; ma acchiappò abilmente al volo le altre due in una casseruola dove si ruppero. «Ho sempre sentito dire che il tuorlo d’uovo fa bene ai capelli» disse Pippi, e si asciugò gli occhi. «D’ora in poi cresceranno così rapidamente che li sentirete frusciare. Del resto in Brasile tutti, ma proprio tutti, vanno in giro con un uovo tra i capelli: questo è il motivo per il quale lì i calvi non esistono. Solo una volta un tipo originale, invece di rompersi le uova sulla testa, le mangiò: naturalmente diventò calvo e quando comparve in pubblico causò un tale scompiglio che dovette intervenire la polizia». (...) «“Mangiate!” strillò Pippi tutta eccitata. “Mangiate, prima che si freddino!” Tommy e Annika mangiarono, e trovarono le frittelle veramente squisite."
Madeleines - Alla ricerca del tempo perduto, Marcel Proust
Plum cake a forma di conchiglia, vengono servite col tè o con il caffè. Lo scrittore Proust presenta le Madeleines in una famosa scena nel "Alla ricerca del tempo perduto", dove il protagonista le assaggia e ricorda l'infanzia, il passato ritorna, emerge. Soggettivo, intimo, è un ricordo che arriva senza controllo, senza freno, da riassaporare con ingenuità, spezzando la dicotomia tra passato e presente e rendendo il tempo uno solo.
"Una sera d’inverno, appena rincasato, mia madre accorgendosi che avevo freddo, mi propose di prendere, contro la mia abitudine, un po’ di tè. Dapprima rifiutai, poi, non so perché, mutai parere. Mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti, chiamati madeleine, che sembrano lo stampo della valva scanalata di una conchiglia di San Giacomo. E poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto di madeleine. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicessitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita…non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale. Da dove m’era potuta venire quella gioia violenta?Sentivo che era connessa col gusto del tè e della madeleine. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura. Da dove veniva? Che senso aveva? Dove fermarla?"
Lokum - Cronache di Narnia, C. S. Lewis
C. S. Lewis disse “mangiare e leggere sono due piaceri che si combinano mirabilmente“. Nelle Cronache di Narnia - Il Leone, la Strega e l’Armadio, ci descrive i Lokumi, dolci tipici turchi, richiesti da Edmund alla Strega. I lokum diventano quindi simbolo per Edmund di rivivere le atmosfere familiari ma anche un primo cedimento di fronte alle domande della Strega, che lo condurrà al successivo tradimento.
"La regina allungò di nuovo il braccio e lasciò cadere un’altra goccia di liquido. Subito, sulla neve apparve una grande scatola rotonda, legata con un nastro di seta verde. Era piena dei più bei dolci che Edmund avesse mai visto: saranno stati almeno due chili. Ognuno era semplicemente perfetto: chiaro e trasparente sotto il velo di zucchero, leggero, gommoso al punto giusto e squisito. Edmund non ne aveva mai mangiati di così buoni. Quel che si dice una delizia, come ne sanno preparare solo in Turchia.
Mentre Edmund mangiava le gelatine di frutta una dopo l’altra, la regina cominciò a fargli domande una dopo l’altra. All’inizio Edmund cercò di non parlare con la bocca piena, ma presto dimenticò questa regola fondamentale della buona creanza e badò a ingozzarsi più che poteva. Intanto rispondeva alle domande, senza chiedersi perché la regina fosse tanto curiosa. Raccontò di avere una sorella e un fratello maggiori e una sorellina minore che era stata a Narnia per puro caso, incontrandovi un fauno gentile".
Pickled limes - Piccole Donne, Louisa May Alcott
Del lime in salamoia ne va matta Amy, una delle protagoniste di Piccole Donne di Louisa May Alcott. Nel
1800 le limette in salamoia erano una pietanza molto popolare tra i bambini statunitensi, importati direttamente dalle Indie Orientali. Amy le porta a scuola, nel tentativo di migliorare il suo rapporto non esattamente idilliaco con le compagne, ma una di loro, gelosa, farà la spia, finendo costretta dal maestro a gettarle dalla finestra.
"Il giorno dopo Amy arrivò un po’ tardi a scuola, ma non poté far a meno di mostrare con grande orgoglio, prima di nasconderlo nel banco, un bel pacchetto di limette in salamoia. Alcuni momenti dopo per l’intera classe era circolata la notizia che Amy March aveva nel banco 24 sugose limette (ne aveva mangiata una per strada) ed intendeva distribuirle. Udito ciò, le attenzioni delle amiche divennero veramente commoventi. Katy Brown la invitò immediatamente alla prossima festa in casa sua, Maria Kingsley volle per forza farle tenere l’orologio fino al tempo della ricreazione e Giannina Snow, una signorina molto sarcastica, che spesso aveva canzonato certe persone troppo avare per comperare caramelle per le compagne, ma che le accettavano dagli altri senza abbassarsi, si offrì di aiutarla a risolvere certi quesiti difficili."
Timballo di maccheroni - Gattopardo, Giuseppe Tomasi da Lampedusa
Servito durante la sontuosa cena organizzata per celebrare l'apertura annuale del palazzo di Donnafugata, in occasione dell'arrivo dei Principi di Salina.
A questa cena appare il personaggio di Angelica, di cui Tancredi, il nipote del Principe, si innamora. Tomasi di Lampedusa ci lascia una solenne descrizione di questo piatto:
"L'oro brunito dell'involucro, la fraganza di zucchero e di cannella che ne emanava, non era che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall'interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un fumo carico di aromi e si scorgevano poi i fegatini di pollo, le ovette dure, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi nella massa untuosa, caldissima dei maccheroni corti, cui l'estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio."
Boeuf en Daube - Gita al faro, Virginia Woolf
Il cibo costituisce una costante nella produzione letteraria di Virginia Woolf. In "Gita al faro" viene preparato il Boeuf en Daube, tipico stufato francese di manzo e verdure, cotto lentamente in una casseruola in terracotta chiamata daubière da cui prende il nome il piatto. Una prelibatezza che la Signora Ramsay, una donna elegante, regale e affabile, decide di servire ai suoi ospiti.
“Voleva che la cena fosse particolarmente gradevole e difatti sarebbe stato servito il capolavoro di Mildred, il Boeuf en Daube. Tutto dipendeva dal servire le portate al momento esatto in cui erano pronte. La carne, l’alloro, il vino – tutto doveva essere cotto al punto giusto."
Clam chowder - Moby Dick, Herman Melville
La zuppa di vongole di origine irlandese viene descritta in Moby Dick, quando sbarcati a Nantucket al calar della sera, Ishmael e Queequeg vanno alla ricerca del Try Pots Inn, famoso per il suo chowder: "Ma un vapore caldo e appetitoso che usciva dalla cucina servì a smentire la prospettiva in apparenza poco allegra che avevamo davanti. E quando poi arrivò la zuppa fumante, il mistero venne deliziosamente chiarito. Dolci amici, aprite bene le orecchie! Era una zuppa di piccole vongole succose, appena più grosse delle nocciole, mescolate con gallette pestate e cubetti di maiale salati, il tutto arricchito di burro e abbondantemente condito con pepe e sale."
Afternoon tea - autori vari
"One of the mainstays of civilization in this country".
George Orwell ne descrisse il modo corretto di servirlo, Jane Austen lo usava per far incontrare i protagonisti nella maniera più sofisticata e polite, in Alice nel Paese delle Meraviglie diventa un rito caotico e disordinato; il te divenne ben presto simbolo della nazione e della cultura inglese.
Sancocho - Amore ai tempi del colera, Gabriel Garcia Marquez
Zuppa colombiana di carni e verdure, viene descritta da Gabriel Garcia Marquez nell'Amore ai tempi del colera, durante un viaggio che Fermina Daza compie con la cugina e che anni dopo le farà capire che "se podía ser feliz sin amor sino también contra el amor".
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